EDOARDO CRESPI POZZI

Milano 03 ottobre 1849 – Milano 15 marzo 1910
scacchista e mecenate italiano, nel 1879 giunse 2° in un torneo sociale a Milano e 4° in occasione del III Torneo nazionale di Milano del 1881. Nel settembre di quello stesso anno fu tra i fondatori della Società Scacchistica Milanese e suo presidente dal 1893. Nel 1885 divenne campione della Lombardia vincendo venti partite di seguito. Nel 1886 si batté, a Berlino, con von Scheve col risultato +1 -4 ma egli soffriva l’uso dell’orologio (“un diabolico ordigno”) cui non era abituato. Ottenne risultati migliori con Harmonist +1 -1 =2 e Hauptmann. In seguito ebbe occasione di misurarsi con i maestri Janowsky, Lipke, Lange, Kirschner risultando però sempre sconfitto. Solo nel 1894 riuscì pari con von Bardeleben e nel 1898 vinse, a Colonia, contro Gutayer. Questi risultati gli valsero un prestigioso riconoscimento sulla Vossische Zeitung che lo definì “Italiener Schachmeister”. Nel 1901 a Venezia ottenne il 2° posto. Ideò un attacco, che giocò nel torneo di Milano del 1881, in ben due partite (contro Cavallotti e Della Rosa) che l’autorevole Oscar Cordel, col quale polemizzò a lungo attribuì invece a Fritz (Fritz-Mason, Norimberga, 1883).

  • 1897: sfida telegrafica Milano – Palermo, prima in Italia
  • 1897 il campione del mondo Lasker visita la Milanese e la Patriottica
  • 1901 Schlechter visita la Milanese, con un banchetto in suo onore
  • 1902 Mieses gioca in simultanea
  • 1906 10° congresso e torneo nazionale, vinto da Martinolich
  • Soci famosi di quei tempi furono: Arrigo Boito, poeta librettista, senatore – Virgilio Inama, professore grecista – Cipollini, musicista, autore del Piccolo Haydn – Emilio Gola, pittore – Luigi Mangiagalli, Professore e senatore – Moisè Loria, fondatore Umanitaria – Gian Galeazzo Arrivabene, che fu anche Presidente della sezione scacchi Patriottica – Eccheli del Dosso, Davide CampariArturo Reggio

Strano destino della sorte, poco dopo essere stato eletto nel 1909 presidente a vita, Edoardo Crespi scompare, sessantunenne, nel Marzo 1910. Nel suo testamento Edoardo Crespi non si dimenticò degli scacchi: nominò erede dei suoi averi (una discreta somma, quasi 200.000 Lire del tempo) il Comune di Milano affinché istituisse la minestra gratuita per i poveri, con obbligo di pagare un legato di 10.000 Lire a lontani parenti e 45.000 lire alla Braidense per istituire una piccola Biblioteca scacchistica e con la rendita versare 300 Lire annue alla SSM per il torneo sociale e 3.000 Lire ogni 4 anni per il torneo Nazionale. In segno di riconoscenza Crespi fu sepolto a spese del Comune al Monumentale, ove riposa ancor oggi.

Il Dottor Martino Tondini, a cui il Crespi aveva affidato la esecuzione testamentaria, gli successe alla presidenza. E mentre in quegli anni continuano a succedersi i cambi di sede, il nuovo presidente si preoccupava di vedere eseguite le volontà del Crespi per poter indire i tanto auspicati tornei.

Finalmente nel 1914 i fondi vennero sbloccati e fu possibile indire il torneo sociale mentre, per l’eventualità della  guerra il torneo nazionale venne rimandato. Nonostante la guerra il torneo verrà giocato nel 1916 e vinto da Arturo Reggio che bissa il successo di Bologna del 1913.

Il 2° torneo Crespi verrà giocato nel 1919 anziché nel 1918, sua scadenza naturale, sarà chiamato torneo della vittoria.

Il terzo Crespi, quello del 1922 ebbe due particolarità: il torneo venne ospitato alla società del Giardino (quelli successivi saranno invece ospitati alla Patriottica) e vide l’ascesa di Mario Monticelli che poi vincerà  il 6° nel 1934 ed il 7° nel 1938.

Nel 1926 si gioca il 4° Crespi. In quegli anni Alekhine si recò alla Milanese e si esibì alla Patriottica, in simultanea su 14 scacchiere.

Il 5° Crespi verrà giocato nel 1931 per farlo coincidere con il periodo della Fiera campionaria di Milano e valse anche per la assegnazione del titolo di campione Italiano.

Sotto la presidenza dal Verme grazie al suo mecenatismo ed alla opera instancabile di Ferrantes, la Milanese prosperò ed i tornei Crespi furono sempre più sontuosi: Il 6° Crespi verrà giocato regolarmente nel 1934 e sarà vinto da Mario Monticelli, divenendo campione Italiano.

Il 7° Crespi verrà giocato nel 1938, vinto ancora da Mario Monticelli ex equo con Eliskases. sarà il primo torneo Crespi internazionale, ma anche l’ultimo, così come voluto dal Crespi nel suo lascito. L’idea di Ferrantes fu di organizzare l’Aprile Scacchistico Milanese impostandolo sul Crespi che, però, doveva diventare Internazionale! Non ancora contento volle anche un Magistrale Nazionale, uno Nazionale Minore e addirittura il I° Campionato Nazionale Femminile con l’aggiunta di una simultanea del M° Grob e una lezione teorico-pratica del M° Esteban Canal.

Ecco un estratto di Alessandro Sanvito:

In uno stabile di via Berchet, su in alto, in quartierino di tre stanze, nella primavera del 1910, in una giornata uggiosa come Milano sa dare talvolta, anche nella bella stagione, si compiva un dramma che soltanto a tarda sera veniva conosciuto dal pubblico, dopo l’ intervento della polizia che, avendo invano bussato all’uscio, forzava l’ingresso. Nella stanza da letto illuminata, sopra una poltrona, svestito a metà, con un giornale aperto ruzzolatogli a lato, “giaceva un uomo di 60 anni, Edoardo Crespi, colui che diciannove anni prima, nel 1881, accogliendo i voti formulati dal III° Congresso Nazionale Italiano di Scacchi, fondava la «Società Scacchistica Milanese». ‘’Il cittadino milanese di mezzo secolo fa – scrisse nel 1917 il biografo del Crespi – differiva parecchio da quello d’oggidì: lo sviluppo delle industrie e dei commerci per quanto notevole, non era ancora tale da richiedere febbrile attività e intensità di vita e di lavoro per cui il buon ambrosiano poteva condurre vita tranquilla che si rispecchiava nel suo carattere bonario e gioviale. Erano poi assai frequenti quei tipi ameni, tra l’ ingenuo, il grottesco ed il faceto, innocui ma esigenti e tutt’altro che coraggiosi, che il Ferravilla riproduceva così bene nelle sue commedie e interpretava egli stesso in modo inarrivabile. Si esprimevano nel puro dialetto milanese intercalandovi qualche parola italiana quando si trattava di accentuare maggiormente la frase. Ora essi vanno lentamente scomparendo e si stenta ad incontrarne uno per le vie di Milano, specialmente dopo la repentina scomparsa di Edoardo Crespi. Eccellente pasta d’uomo, onesto fino allo scrupolo non faceva male a nessuno, ma temeva il male degli altri; era perciò diffidente e pauroso non faceva confidenze ed i suoi amici non erano, in fondo, che dei buoni conoscenti. Nacque intorno al 1840 (la data indicata da questo biografo è errata. Per gli esatti dati anagrafici del Crespi si veda: «Edoardo Crespi» di Alessandro Sanvito, L’Italia Scacchistica, aprile 1985) la sua giovinezza fu fortunata; col diploma di ragioniere ed un po’ di denaro si associò ad un abile commerciante in pelliccerie. Qualche anno dopo si ritirò dall’azienda con un capitale più che sufficiente per vivere di rendita. Sebbene ancor giovane conduceva vita semplicissima e suo unico passatempo divenne il gioco degli scacchi. Impressionabile per natura egli vedeva il pericolo anche dove non c’era; temeva i ladri e pur avendo depositato i titoli e i valori un po’ dappertutto, dalle banche alle pentole di cucina, mai non si sentiva tranquillo, a tal punto che vista, un giorno, una scala nel pressi della sua finestra da allora tenne costantemente chiuse le imposte per paura che qualche furfante con quel mezzo gli capitasse in casa. Vestiva assai dimesso e si affezionava ai suoi indumenti a tal punto da non indursi a separarsene senza un profondo rammarico. Prediligeva in modo speciale un cappello di feltro duro, diventata poi pieghevolissimo, e celebre fu un suo pastrano di forma antiquata, ultimo esemplare che si vedesse ancora a Milano; tanto antiquato che il proprietario di un caffè del centro avrebbe acconsentito a cedere un locale alla Società Scacchistica alla condizione che il Crespi avesse smesso quello strano indumento!». Circa trent’anni dopo la sua morte, di lui così scriveva un illustre estimatore: “Io non vidi Edoardo Crespi che in fotografia e di lui seppi soltanto quello che mi dissero coloro che lo conobbero. La fotografia mi indicò un uomo fisicamente simpatico; dal ritratto morale mi feci di lui un concetto misto di stima, di lieve pietà, di ammirazione e di gratitudine. Di stima perché fu un uomo retto; di lieve pietà perché non conobbe nessuna gioia familiare e perché portava in sé il travaglio della diffidenza e della paura; di gratitudine per il grande impulso ch’egli diede agli scacchi a Milano e in Italia e infine di ammirazione, vorrei anzi dire di stupefazione, per il caso psicologico ch’ei rappresentò: riservato ed espansivo, taciturno e loquace, parsimonioso e pieno di generosità: quasi misantropo e contemporaneamente pieno di amore per l’umanità, lasciava col suo testamento, che porta la data del 1900, al Municipio di Milano, duecentomila lire perché istituisse la minestra gratuita per i poveri e quarantamila lire ne lasciava alla Braidense, la cui rendita doveva essere impiegata per l’istituzione in seno alla Braidense di una piccola Biblioteca Scacchistica pubblica, intitolata a Edoardo Crespi; versamento alla Società Scacchistica Milanese di annue lire trecento per contributo a Tornei sociali; versamento alla stessa di lire tremila ogni quattro anni dalla sua morte per Tornei Nazionali, Magistrali e Minori. Sopravveniva intanto la scadenza, fissata dal rag. Crespi nel suo testamento, per lo svolgimento di un Torneo a Milano da finanziare con il lascito di lire tremila da lui disposto a favore della Biblioteca Braidense con l’onere, appunto, di destinare tale somma all’organizzazione di un torneo, da svolgersi ogni quattro anni.